la Yamato tra le correnti del mezzo interstellare |
Per anni, noi che abbiamo seguito le vicende della Serie III di Star Blazers, abbiamo dato per scontato che quella del buco nero che si trova nel settore del Cigno fosse una presenza certa.
Ma non è mai stato così, almeno fino al 2009 quando la sonda italiana AGILE non ne ha dato la conferma ufficiale al mondo. Per anni, la sua esistenza è stata un’incognita, giungevano solo segnali radio che lasciavano supporre (data l’impervia zona) che vi fosse qualcosa di importante da scoprire.
Il Complesso nebuloso molecolare del Cigno è una nube molecolare gigante posta nel cuore della Via Lattea boreale, in direzione della costellazione del Cigno. Si tratta di una delle aree di formazione stellare più turbolente della nostra Galassia, nonché del complesso nebuloso molecolare più grande conosciuto; al suo interno sono presenti diverse di ammassi aperti e un gran numero di stelle fra le più luminose della nostra Galassia.
La Yamato vi giunge negli episodi 10 e 11 della Serie III dopo essere caduta in una trappola del Generale Dagon dell’impero di Galman.
L’astronave viene spinta in una delle numerose turbolenze galattiche che in astronomia è comunemente denominata come “mezzo interstellare”, ovvero quell’agglomerato di particelle composto da materiale rarefatto costituito da gas, granuli di polvere, raggi cosmici e campi magnetici e da residui di nubi interstellari, i resti di una supernova. Fortunatamente l’astronave incappa anche in una fase temperata della zona (parliamo di migliaia di gradi. Wildstar/Kodai lamenta appunto l’elevata temperatura percepita sul ponte di comando della nave).
nota. La zona è costituita da tre fasi di temperatura: Calda, temperata, fredda. Se la Yamato fosse incappata nella zona calda, sarebbe stata immediatamente liquefatta da milioni di gradi di calore.
Liberatasi a fatica dalla morsa del mezzo interstellare (che nel doppiaggio italiano veniva semplicemente denominato: “correnti cicloniche”) viene condotta in una regione del complesso dove si trova il ben noto oggetto Cygnus X-1, una sorgente di raggi X, che risucchia la materia che vaga libera nel settore.
Sandor spiega la conformazione del Buco Nero |
Che Cygnus X-1 fosse un’incognita ce lo dimostrano le parole di Sanada/Sandor, che accerta l’esistenza del buco nero proprio quando l’astronave si trova dinanzi al fenomeno. Sandor in quel momento afferma: “dietro le correnti cicloniche c’era un onda gravitazionale che portava al buco nero”.
Dall’espressione del viso di Sandor, è facile capire che il vicecomandante sospettasse dell’esistenza del fenomeno, ma come nella realtà, non ne avesse la certezza assoluta o quantomeno, non conoscesse la posizione esatta del fenomeno.
Un buco nero, infatti, non è rilevabile con precisione con gli strumenti moderni (almeno fino al 2009).
Una possibilità per rilevare la loro presenza (così come enunciava Sandor) è data dalla presenza di queste onde gravitazionali che sono emesse da masse accelerate così come quelle elettromagnetiche sono prodotte da cariche elettriche in moto. Le onde gravitazionali nel loro aspetto corpuscolare si chiamano gravitoni, tuttavia questo non è un metodo preciso al 100% per rilevare la presenza di buchi neri, i gravitoni, infatti, anche se emessi da corpi molto massicci sono alcuni milioni di miliardi di volte meno energetici dei fotoni e quindi non è facile intercettarli dalla Terra: si calcola che fra tutti i corpi celesti, solo alcune pulsar o i buchi neri più massicci potrebbero esprimere una potenza gravitazionale rilevabile.
I buchi neri, però, oltre che massicci sono anche molto lontani e quindi l’energia liberata dovrebbe arrivare agli apparecchi di rilevazione attenuata così come attenuata arriva la luce di galassie molto lontane. In parole povere, per dare una rilevazione certa di un buco nero tramite le onde gravitazionale è quello di finirci “in bocca” e questo è proprio quello che accade alla Yamato.
Un altro motivo per cui il buco nero non era stato rilevato da Sandor è che nel settore, è presente una massiccia quantità di polvere interstellare che ne impedisce il rilevamento, viceversa, se accanto al buco nero vi fosse una stella di grandi dimensioni, in esso precipiterebbe molta materia e la produzione dei raggi X sarebbe tale da poter essere rilevata anche a notevole distanza.
La trappola del Generale Dagon era quasi perfetta. La Yamato era stata trascinata per l’appunto in una “trappola invisibile”
Sebbene non si fosse ancora certi della reale conformazione dell’area, la produzione di Yamato corse il rischio di commettere uno sbaglio e decise di inserire ugualmente il fantomatico buco nero. E anche questa volta, lo staff di Nishizaki ci aveva visto giusto, nel 2009, infatti, si ha la certezza che in quell’area vi è effettivamente un buco nero.
Solo dopo tre decenni e dopo molte ipotesi si è arrivati a chiarire un mistero che sembrava impenetrabile.
Cygnus X-1, dunque, è un buco nero stellare, con una massa pari a circa 8,7 volte quella solare, trattandosi di un buco nero, il raggio dell'orizzonte degli eventi è probabilmente pari a circa26 km .
Cygnus X-1, dunque, è un buco nero stellare, con una massa pari a circa 8,7 volte quella solare, trattandosi di un buco nero, il raggio dell'orizzonte degli eventi è probabilmente pari a circa
Cygnus X-1 sarebbe stato originato durante la fase di supernova di una stella progenitrice la cui massa era pari a ben 40 masse solari esplosa circa 5 milioni di anni fa.
Gli astrofisici ritengono che buchi neri di grandi proporzioni si potrebbero formare dal collasso non di una singola stella, ma di un intero ammasso stellare. Le regioni caratterizzate da notevole concentrazione di stelle (appunto il Cigno) sono il centro delle galassie e gli ammassi globulari sono la trccia che in quei luoghi si dovrebbero trovare dei superbuchi neri.
Questi superbuchi neri, naturalmente non sono visibili, ma si conoscono molti ammassi globulari all’interno della nostra galassia come il Cigno che presentano un grande affollamento di stelle verso il centro, determinato, forse, dall’attrazione generata da un buco nero in formazione.
Gli astrofisici ritengono che buchi neri di grandi proporzioni si potrebbero formare dal collasso non di una singola stella, ma di un intero ammasso stellare. Le regioni caratterizzate da notevole concentrazione di stelle (appunto il Cigno) sono il centro delle galassie e gli ammassi globulari sono la trccia che in quei luoghi si dovrebbero trovare dei superbuchi neri.
Questi superbuchi neri, naturalmente non sono visibili, ma si conoscono molti ammassi globulari all’interno della nostra galassia come il Cigno che presentano un grande affollamento di stelle verso il centro, determinato, forse, dall’attrazione generata da un buco nero in formazione.
Ma andiamo con ordine: nemmeno molto tempo fa, il satellite italiano Agile dell'ASI ha raccolto dei segnali molto interessanti che potevano svelare la natura di alcune onde radio. Il fenomeno era già stato indagato in passato attraverso il satellite BeppoSax. Ma solo ora, grazie agli strumenti di AGILE, si è giunti a capire ed a spiegare ciò che in realtà nascondeva la sorgente di onde radio.
La notizia venne subito pubblicata sulla rivista britannica "Nature".
Più recenti, invece, sono i dati raccolti dal satellite Fermi della Nasa, che, una volta pubblicati sulla rivista concorrente americana "Science", hanno confermato ciò che precedentemente vide Agile.
Dopo che i satelliti hanno trasmesso i dati, gli astronomi si sono subito messi al lavoro al fine di stabilire cosa accade nella costellazione del Cigno. L'ipotesi più convincente è che all'interno di questa sorgente di onde radio, vi sia un micro-quasar (Quasi Stellar Radio Source) con delle caratteristiche tutte sue.
Una volta stabilito di cosa si trattasse, i ricercatori hanno calcolato il periodo orbitale che questo micro-quasar impiega per girare attorno alla stella madre. Cygnus X-3 è il primo quasar galattico misurato con attendibilità.
Infine, il satellite italiano ha chiarito che nei periodi precedenti le emissioni radio, si verificavano altre emissioni di radiazioni ad alta energia. Il satellite Fermi ha riconosciuto delle radiazioni gamma aventi flusso modulato di 4,8 ore. Questa, era la prova conclusiva atta a sciogliere il mistero.
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