Dedicato alla memoria di Yoshinobu Nishizaki


La Terra All'Inizio Della Serie 1














la Terra nell'anno 2190
All’inizio del XXII secolo i popoli della Terra non avevano ancora stabilito nessun contatto con alcuna civiltà interstellare, non esisteva ancora una federazione spaziale o una EDF, ma un agglomerato di nazioni in lotta fra loro. 
Gli esseri umani non si erano ancora avventurati al di fuori del loro sistema solare e una delle ragioni era dovuta alla tecnologia: non era stato ancora sviluppato un motore in grado di collegare tra loro i pianeti in un tempo di viaggio ragionevole.
Non esisteva un’infrastruttura per un’emigrazione di vasta scala, ma unicamente una rudimentale rete di piccoli avamposti costruiti sulla Luna e su Marte. 
Questi avamposti erano posti sotto il controllo della direzione del “Consiglio interspaziale” formatosi dopo la fine delle guerre che fino al 2190 imperversavano sulla Terra. 
Tali conflitti avevano come unico risultato quello di creare stati che nascevano e si dissolvevano molto rapidamente.
Al di fuori dell’atmosfera terrestre venivano mandati solo shuttle per turisti danarosi che andavano al luna park sul nostro satellite, e venivano effettuati solo pochi occasionali voli tra gli avamposti di ricerca sui pianeti interni del sistema solare.
Alla fine ci volle una minaccia esterna per riportare l’umanità alla ragione.

L’invasione dell’impero di Gamilon portò alla fine dei dissidi interni in seno alla comunità terrestre; se si voleva sopravvivere alla minaccia aliena era imperativo unire le forze e combattere insieme il nemico comune.

bombardamento della Terra
Il piano di invasione gamilonese per la conquista della Terra cominciò nell’aprile dell’anno 2190 con l’invio di una piccola spedizione proveniente dalla grande nebulosa di Magellano sita a 148.000 anni dalla Terra. 
Edificata una base su Plutone e modificando le condizioni climatiche del pianeta, i gamilonesi diedero inizio al processo di decontaminazione con il lancio massiccio di bombe planetarie sulla Terra attraverso il sistema solare.
Fu un’invasione fredda e brutale che ebbe un effetto devastante sulla popolazione mondiale, ma non ebbe lo stesso risultato delle altre campagne di conquista già messe in atto dall’elite gamilonese.
Gli umani si rivelano più tenaci delle altre popolazioni già soggiogate.
I terrestri non avevano goduto dei vantaggi dell’emigrazione: non avevano tenuto conto della necessità di espandersi e soprattutto non avevano investito nelle colonie extraterrestri, luoghi dai quali, forse, avrebbero potuto dare inizio ad un sistema di difesa per indebolire da subito la nuova minaccia, tuttavia la loro resistenza fu tenace, dettata dalla forza della disperazione e dalla volontà di vivere.
Quindi, mentre le bombe continuavano a cadere e l’ecosistema della Terra si avviava al collasso, in tutto il globo si iniziò a realizzare il più importante progetto di lavori pubblici della storia:








Le città sotterranee








le nuove città sotterranee
Il Giappone era l’unica o una delle poche nazioni ancora risparmiate dall'arrivo delle bombe radioattive. 
Il consiglio interspaziale decide così che l’area dell’arcipelago nipponico è il luogo ideale da cui partire per iniziare il progetto della costruzione delle prime città sotterranee. 
Ingegneri giapponesi parteciparono così alla costruzione di settori della nuova struttura ipogea che portarono all'apertura delle prime gallerie, questi ingegneri erano preposti all'esame di campioni di roccia per stabilire quali esplosivi si dovessero impiegare.
Le città sotterranee vennero costruite con una velocità sorprendente.
Le realizzarono incessantemente, notte e giorno poiché l'esistenza sulla superficie era diventata invivibile. 
Per scavare nel terreno vennero usati macchinari per la trivellazione laser con cui i tecnici poterono scavare un tunnel di sette miglia in un solo giorno, mentre per liberarsi della roccia scavata furono utilizzati macchinari in grado di sprigionare un calore tanto intenso da poter fondere la roccia estratta e trasformarla in vetro.  
Si cerca di riprodurre nel sottosuolo tutto ciò che un tempo era stato edificato in superficie: zone abitative, ospedali, scuole, linee metropolitane e automobilistiche.
In pochi mesi le nuove grandi città furono collegate tra loro attraverso treni ad alta velocità: i cosiddetti magneto-leviton, che arrivano a velocità Mach 2.

Avendo rinunciato a combattere le loro guerre, gli stati sopravvissuti congelarono anche i propri confini e li mantennero anche sottoterra. Questa calamità globale non solo aveva posto fine a qualsiasi tipo di guerra tra gli esseri umani, ma aveva reso la vita di tutti più preziosa.

Ma non tutti si erano affrettati ad andare ad abitarvi.

Il Giappone, ancora quasi completamente scampato ai bombardamenti planetari, attese. 
Il pericolo non era immediato e i giapponesi potevano vivere (almeno temporaneamente) ancora in superficie.
nota. Il Giappone o qualsiasi altra nazione che scampasse all’invio di bombe nucleari, non sarebbe di certo al sicuro poichè i venti portano il materiale radioattivo ovunque, anche molto lontano dalla zona dell’esplosione, quindi possono venire contaminati vasti territori non direttamente coinvolti dalle deflagrazioni. Non la scamperebbe alle radiazioni di poche bombe, figuriamoci ad un bombardamento su scala planetaria!

Scampato miracolosamente al bombardamento alieno, il Consiglio interspaziale stabilisce di fare del porto spaziale giapponese il più importante centro di difesa del pianeta: la base da cui sarebbe partita la flotta che avrebbe difeso il pianeta dall'invasione gamilonese.

entrata agli hangar sotterranei
Sebbene togliesse forza lavoro e risorse al progetto delle città sotterranee, era inconcepibile per chiunque non opporre resistenza ai gamilonesi.
A questo scopo il porto spaziale giapponese divenne un luogo frenetico di attività che attirava i più grandi studiosi scientifici e militari, tutti impegnati nella costruzione della prima vera flotta spaziale terrestre congiunta, costituita da astronavi da guerra e cacciatorpediniere di scorta, costruite per contrastare le prime navi gamilonesi avvistate ai confini del sistema solare.
Nel 2191 questa grande flotta venne lanciata nello spazio per la prima volta levandosi nei cieli del Giappone. Essa aveva sollevato i cuori riempiendoli di speranza dopo tanti anni.
Le navi erano dotate delle armi più potenti che gli esseri umani avessero mai creato.
Gli equipaggi erano composti da marinai meglio addestrati della storia.
I motori erano all'avanguardia e potevano compiere viaggi verso i pianeti del sistema solare in pochi mesi. Erano il simbolo della rabbia legittima della Terra.
Per gli otto anni successivi la marina spaziale terrestre si scagliò ripetute volte contro i gamilonesi.

la superficie terrestre nell'anno 2199
deflagrazioni nucleari
Verso la fine del 2199 la flotta terrestre è allo stremo e lo stesso dicasi per l’intera superficie terrestre ridotta ora ad un arido deserto ricoperta da radiazioni mortali. Centinaia delle grandi città negli Stati Uniti, Europa e Russia vennero divorate in tempeste di fuoco che bruciarono enormi aree urbane di decine o centinaia di migliaia di chilometri quadrati.
Milioni di tonnellate di fumo da fuochi nucleari sorsero sopra il livello delle nuvole, nella stratosfera, dove si diffusero rapidamente in tutto il mondo formando uno strato di nubi stratosferiche denso.
L’atmosfera era stata totalmente avvelenata e tutti gli oceani che erano in superficie scomparvero.
Gli effetti sull'ambiente fu devastante. 
La ricaduta radioattiva, costituita dal materiale coinvolto nell'esplosione ricadde sotto forma di cenere e pulviscolo, il suolo diventò fortemente radioattivo e i terreni non poterono più essere coltivati perché i prodotti avrebbero contaminato le persone.
Le nubi di polvere e di fumo sollevate dalle esplosioni delle bombe gamilonesi si fusero in un unico manto scuro che sovrastò intere aree del pianeta, assorbendo notevole parte dei raggi solari impedendo loro di raggiungere la superficie terrestre coinvolta. (eppure nella Serie 1 vediamo il cielo libero da polvere e fumo e il sole che illumina la superficie arida del nostro pianeta è ben visibile..mah..).

la fauna che "divora" le città sotterranee

La fauna rimasta era chiusa in gabbie o costituita da puri dati genetici da ricostruire se e quando se ne avesse avuto la possibilità. 
Gli esseri umani non riuscivano a sopportare i raggi del sole senza un’adeguata protezione anti-radiazioni. 
Gli effetti sul corpo e sulla mente erano devastanti, ma oltre a tutto questo esisteva un pericolo ancora più insidioso: le radiazioni che colpivano la superficie avevano iniziato a penetrare anche sottoterra. Nelle città situate meno in profondità, le piante  mutanti avevano soppiantato l’ambiente e cacciato gli uomini.

I contatti tra le nazioni iniziarono rapidamente a diradarsi. 
Interruzioni di corrente, depressioni e malattie stavano presentando un conto molto salato agli esseri umani.

battaglia nei pressi di Plutone
Il consiglio interspaziale, intanto, dibatteva sul modo migliore per utilizzare le risorse rimaste. 
Alcuni volevano trasformare i vascelli rimasti in arche spaziali per prolungare la vita dell’umanità il più a lungo possibile. 
Altri, soprattutto i veterani che avevano visto i loro compagni morire in battaglia, volevano finire i loro giorni continuando la missione per la quale erano stati addestrati e rendere il costo dell’invasione più alto possibile ai gamilonesi. 
La decisione di rimanere sulla Terra e combattere fino alla fine fu lasciata nelle mani dell’elite militare del consiglio interspaziale comandata dal generale Todo. 
Alla fine le ultime navi rimaste sarebbero partite per Plutone al comando del veterano ammiraglio Okita. 
La scelta di Avatar/Okita fu coraggiosa e chiara: attaccare al cuore la flotta di Gamilon nella loro area di dislocazione vicino ai confini del sistema solare, a molti mesi di viaggio dalla Terra.







Il progetto Yamato: l’arca delle stelle








la Yamato incagliata sul fondo di capo Bogasaki
Esisteva però un risvolto della decisione di Okita che era stato tenuto strettamente segreto. Sebbene contrario ad abbandonare il nostro pianeta Okita aveva lasciato comunque uno spiraglio a chi aveva optato per la fuga dalla Terra. Liberi dal lavoro che li avevano occupati nei cantieri astronavali del Giappone, (.. le navi della flotta erano già decollate per lo spazio..), ai tecnici costruttori dei cantieri fu chiesto di iniziare un lavoro segretissimo: costruire un’arca spaziale per imbarcare gli ultimi sopravvissuti della razza umana.
Privi di un mezzo spaziale da modificare, ai tecnici del comitato interspaziale era stato chiesto di accontentarsi di impiegare uno dei tanti relitti di cui era disseminato il fondo ormai prosciugato dell'Oceano Pacifico.
La scelta cadde sull'orgoglio della marina militare giapponese della seconda guerra mondiale: la corazzata Yamato.
Colpita e affondata durante la più grande guerra del XX secolo, lo scafo della nave fu ricostruito e rinforzato nella parte inferiore in modo da servire da ossatura per un nuovo vascello che potesse ospitare la vita umana per un tempo indefinito.
Venne chiamato: “Progetto Yamato” e fu l’unica opera del suo genere mai realizzata sulla Terra. 
Fu mantenuto nel più stretto riserbo sui lavori, tuttavia nessuno si era ancora posto il problema di scegliere l’equipaggio che avrebbe volato nello spazio. Questo però risultava vitale, poiché questo sarebbe stato l'ultimo gruppo di esseri umani a sopravvivere. Chi avrebbero fatto salire a bordo di questa arca spaziale di inizio XXIII secolo?

Mentre gli abitanti delle città sotterranee scandivano il conto alla rovescia del loro ultimo anno di vita, e mentre si sceglieva chi avrebbe vissuto a bordo della Yamato, nessuno poteva immaginare il messaggio che stava per arrivare dall'angolo più remoto dello spazio e nessuno poteva immaginare in che cosa si sarebbe trasformato il “progetto Yamato” prima che fosse finito.
Le sorti della Terra stavano per cambiare.
Restavano solo 365 giorni.
Alla prossima!












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