La realizzazione effettiva di Final Yamato o Kanketsu hen (in giapponese) o Battaglia Finale, (in italiano) fu un incubo per i membri della produzione già dall’inizio della stesura della sua sceneggiatura, un adattamento pensato in precedenza per una nuova serie tv e trasformato poi in quello per un film, un copione che aveva richiesto quasi due anni per essere steso, la stesura degli storyboard e della sceneggiatura per l'ultima produzione di Yamato gestite da Hideaki Yamamoto, Kazuo Kasahara e da Takeshi Shirado furono finalmente completate all'inizio del 1983.
Normalmente non occorre così tanto tempo per stendere il progetto di un lungometraggio, ma se si pensa che l’idea iniziale era quella di portare sullo schermo uno sproposito di 4 o 5 ore, ecco che il problema di preparare una sceneggiatura adeguata per un film così lungo diventava davvero una complicazione seria.
Nelle riunioni che seguirono il progetto originale, si decise di ridure il tutto a 3 ore e 28 minuti eliminando più di un'ora: trenta minuti furono tagliati durante le revisioni degli storyboard, e altri trenta dall’animazione già fatta e finita, un dispendio inutile di lavoro se si considera l’impegno e la fatica impiegati dagli scrittori per stendere quell'ora di script eliminata. Il primo che vide parte del proprio lavoro soppresso, fu Takeshi Shirato che dal Gennaio 1982, quando cioè aveva iniziato con gli storyboard, si vide dimezzare all'inizio dell’anno successivo, gran parte delle proprie fatiche.
Furono apportati tagli in quasi ogni fase della produzione, dalle animazioni agli sfondi, alle riprese, approvando o dilungando oltre tempo delle sequenze superflue che potevano essere accantonate, scartando invece altre che avrebbero contribuito ad impreziosire e ad affinare maggiormente il film.
Da un progetto iniziale di 4 0 5 ore si giunse alla fine a quello effettivo di 2 ore e 45 minuti per un totale di 1800 scene, un lavoro che ha quasi del miracoloso se si considerano le condizioni in cui era stato portato a termine.
Immagine originale realizzata dal grande Shinya Takahashi |
Queste premesse furono sufficienti per generare una certa apprensione e insofferenza nelle fila degli spettatori, che subissavano nel frattempo gli uffici della produzione di Yamato con lettere molto sentite.
Quello che era insolito per una produzione di anime, cioè ricevere tanta corrispondenza, non lo era affatto per Yamato, che in quei dieci anni aveva goduto di un primo e leale sostegno dai fan club che l’avevano aiutata a non morire e di un secondo appoggio dimostrato poi dai semplici appassionati che nel frattempo l’avevano vista crescere. Questo affetto per la serie era riuscito a creare nel tempo un certo legame tra il personale dello staff, (attento all’opinione degli appassionati) e il suo pubblico devoto.
Il ritorno del capitano Okita e la distruzione della nave furono dunque due questioni di grande preoccupazione per il personale della produzione, che discusse a lungo alle riunioni su come avrebbero reagito gli spettatori irrequieti che nel frattempo chiedevano notizie.
Visto che tanto tempo era andato sprecato, (ed era ormai troppo tardi per recriminare) era imperativo non far attendere ancora il pubblico, ma riboccarsi le maniche ed iniziare i lavori; ma anche quando tutto era pronto, c’era sempre qualche intoppo che impediva il regolare inizio dei disegni.
Questa ulteriore spada di Damocle che si era imposta sulle teste degli animatori, era l’atteggiamento tirannico di Nishizaki, che ansioso di rendere la grafica del film unica e spettacolare, si dimostrava talmente esigente, che quando non era convinto dell’efficacia di una scena, prendeva tempo finche le sue aspettative non erano totalmente soddisfatte. Nishizaki era una perfezionista, ed era capace di imporre una nuova versione della stessa sequenza fino a che non era convinto. Questa insofferenza che mantenne fino alla fine del lungometraggio, era dovuto all’esigenza di eguagliare (o superare) l’elevata qualità dell’animazione dei nuovi film che stavano uscendo in Giappone in quel periodo. Nishizaki si rendeva conto che continuando a disegnare con le tecniche di animazione standard, il pubblico difficilmente sarebbe rimasto impressionato dal nuovo lavoro, e lui voleva che di Final Yamato si parlasse per anni. Nei due mesi che seguirono il Gennaio del 1983, il superproduttore spinse tutti, nonostante i tempi strettissimi (poco più di tre mesi, il 19 Marzo era il giorno fissato per l’uscita della pellicola nei cinema) a dare il massimo e oltre se necessario per rendere l’ultimo film di Yamato (almeno così era stato annunciato..) un’opera straordinaria, superiore a quella degli altri film presenti nelle sale.
Dal momento che il termine per iniziare a disegnare era già passato, a quelli del personale che lamentavano l’impossibilità di terminare un simile lavoro nei tempi prefissati, (girare anche una semplice scena in cui appariva il pianeta Acquarius, richiedeva un intero giorno per essere completata) Nishizaki rispondeva di non demordere perché questo estenuante lavoro avrebbe alla fine dato i suoi frutti.
Furono settimane infernali per gli animatori, che oberati di lavoro per molte ore al giorno, non ebbero la possibilità di godersi la domenica o tantomeno permettersi il lusso di tornare a casa per il capodanno del 1983; insomma, nei mesi che precedettero l’uscita della pellicola, gli studi della produzione ricordavano molto i campi di prigionia della Federazione di Polar, dove per l’occasione, l’esigente produttore si trasformava in un aguzzino..
Tutto questo tour de force coinvolse moltissimi dello staff reclutato da Nishizaki, un esercito di quasi 1000 persone, che sotto pressione era costretto a volte, a dormire solo tre ore per notte.
A questo punto è davvero facile provare molta simpatia per gli animatori e poca per il produttore, perché era davvero inumano pretendere dallo staff la realizzazione di un capolavoro come Final Yamato (perché si tratta davvero di capolavoro) in poche settimane, quando si erano sprecati quasi due anni solo per idearlo.
A questo punto è davvero facile provare molta simpatia per gli animatori e poca per il produttore, perché era davvero inumano pretendere dallo staff la realizzazione di un capolavoro come Final Yamato (perché si tratta davvero di capolavoro) in poche settimane, quando si erano sprecati quasi due anni solo per idearlo.
Quando si arrivò al punto di realizzare le scene dell’esplosione della Yamato, Nishizaki prese in considerazione l’ipotesi di non distruggere completamente l’astronave, (per recuperarla nuovamente in seguito?) ma di danneggiarla quanto bastava per far intendere al pubblico “in lacrime” presente in sala, che non era più possibile recuperarla, e per rendere maggiormente d’impatto quest’addio definitivo, decise che la sua “morte” doveva essere come un’agonia: lunga e dolorosa.
Mentre in “Addio Yamato” la sequenza della distruzione della nave non era mai stata mostrata, (solo un lampo di luce testimoniava la sua fine), in Kanketsu hen le cose dovevano andare ben diversamente e nel modo peggiore.
Furono realizzate quindi delle sequenze dove la Yamato; evacuata e semidistrutta, dopo aver emesso un fragore che assomigliava ad un ultimo lamento, era trascinata LENTAMENTE dalle acque giù negli abissi del mare galleggiante lasciato da Acquarius fino a scomparire dallo schermo, come se fosse diretta verso un cimitero sottomarino.
Si scelse un finale davvero sadico e vergognoso da regalare agli appassionati più accaniti, un finale straziante, che a distanza di quasi 30 anni ancora molti faticano a digerire.
Ci si chiede che male avrebbe fatto al film se avessero lasciato riposare l’astronave intatta nel suo bacino spaziale nelle alpi giapponesi. Un'altra ipotesi (decisamente meno truce) era quella di restituire la Yamato al luogo dove era affondata nel 1945 e in seguito recuperata: Bogasaki. Tuttavia, si decise che la scena con il maggiore impatto visivo sarebbe stata quella di avere una Yamato distrutta, poiché a quel punto non sarebbe stato più possibile tornare indietro.
La Yamato nel film del 2009 |
Tutta la messinscena di allora è la dimostrazione lampante che nel cinema si può tornare indietro ogni qual volta si voglia: è sufficiente gettare alle ortiche e senza troppi rimorsi il lavoro precedentemente realizzato e il gioco è fatto, eppure che ci crediate o no, erano stati coinvolti ben 25 membri del personale solo per fare quella scena; ogni operatore concludeva la sua giornata di lavoro con solo due rodovetri originali al giorno.
Si era lavorato ogni giorno fino a mezzanotte, ma poiché si voleva rendere al meglio la scena del naufragio della Yamato ed era impossibile finirla per tempo, si dovette persino disporre dell’appoggio di altre società di produzione. Guardando indietro, Koichi Tsunoda, ricorda di non aver mai passato tanto tempo solo per una scena.
Ma non fu certo la realizzazione delle sequenze della tragica fine a cui andò incontro la povera Yamato la causa dei ritardi sui tempi di consegna della pellicola, bensì delle ripetute rivisitazioni della scena del matrimonio di Kodai e Yuki, (nemmeno mostrate per intero..) completate soltanto a mezzanotte del 18 Marzo 1983, (senza che il produttore ne fosse appieno soddisfatto) la notte prima dell’uscita del film nelle sale, un uscita che in qualche modo era stata comunque rispettata.
Quella scena d'amore era diventata per Nishizaki un vero rompicapo, voleva esprimerla al meglio in modo da coinvolgere nella sequela anche i pensieri dei fan che in quei momenti avrebbero condiviso (si fa per dire) le emozioni provate dai due protagonisti.
Immagine originale di Yuki realizzata dal grande Shinya Takahashi: no photoshop o fan art |
Nishizaki insiste che quella scena era servita per descrivere la felicità provata da Yuki, che dopo molto tempo vedeva infine, tra l’oblio delle braccia dell’amato, realizzarsi finalmente il suo sogno d’amore.
E’ parere di chi scrive, che poche scene di nudo (dove non si vede assolutamente nulla) non giustifichino i tanti ripensamenti e ritardi a cui era andata incontro la pellicola al momento della sua distribuzione, tali rinvii avrebbero avuto un significato, solo se utilizzati per descrivere una scena di ben altro impatto emotivo.
Ad ogni modo, il 18 Marzo, la notte prima della distribuzione, le stampe furono consegnate in camion a Nagoya, Osaka, e nella regione di Shikoku e a Sekigahara, dove nel frattempo aveva iniziato a nevicare, cosa che avrebbe probabilmente portato a ritardare l'apertura del film, fortunatamente il camion arrivò a Osaka alle 4 del mattino del 19, giusto in tempo per il primo spettacolo.
Alla fine le aspettative di Nishizaki che voleva fare di Final Yamato il capolavoro del 1983 non furono deluse, Uchuu Senkan Yamato Kanketsu hen, mantenne per oltre due anni il titolo di miglior film di animazione di tutti i tempi, un onore guadagnato grazie alla superba animazione, allo sforzo incredibile dei suoi animatori, ad un doppiaggio (giapponese) professionale e alle splendide musiche orchestrali di Hiroshi Miyagawa e Kentaro Haneda che lo portarono ai livelli dei più grandi kolossal.