Dedicato alla memoria di Yoshinobu Nishizaki


PS2 La Trilogia Della Nebulosa Nera
















Il tentativo di dare vita ad una saga di Yamato per Playstation aveva funzionato discretamente, le vendite dei primi tre videogiochi avevano dato risultati soddisfacenti.
Così due anni dopo l’uscita del gioco di Jura, la Bandai decide di proseguire la cronaca degli avvenimenti della saga collocandoli nella nuova versione della sua famosa console.
Inizia così la trilogia dell’Impero della Stella Nera, o della Dark Nebula.
I giochi per la Playstation 2 della Sony riprendono il filone originale narrativo interrotto con Addio Yamato.
Si ricomincia (anche se con parecchi cambiamenti) con gli eventi del Nuovo Viaggio.
La prima apparizione di questo videogioco è apparsa nei negozi nel settembre del 2000. Chi conosce bene la storia di Yamato, non potrà però non accorgersi delle notevoli variazioni apportate a quella narrata nel corrispettivo film e particolarmente in quello successivo: Yamato Forever.
La discrepanza più sostanziale è resa evidente dall’inserimento di personaggi che esulano molto dal mondo originale di Yamato trasferendolo (senza possibilità di fermarlo) sempre di più vicino all’universo di Harlock, ed ecco che improvvisamente sull’astronave, insieme a Kitano a Yamazaki e a Tasuke Tokugawa, fa il suo ingesso un occhialuto assistente ingegnere; tale Tochiro Oyama che altri non è che l’alter ego del Tochiro amico e spalla di Harlock apparso per la prima volta “in carne e ossa” nel film del 1982 “Arcadia della mia giovinezza”. 
Anche Mamoru Kodai (pensato da Matsumoto come il primo capitan Harlock) perde presto la sua identità trasformandosi poco alla volta nel personaggio preferito dell’autore: la sua caratterizzazione grafica andrà poco alla volta alterandosi trasformandolo in quella del famoso capitano. (Ne sarà un esempio lampante la cicatrice sul viso che Mamoru si procurerà alla fine del terzo videogioco).
Era chiaro come il sole dove Matsumoto volesse arrivare, per lui Harlock era diventato (mi sia concesso dirlo) un’ossessione sin da quando aveva iniziato a disegnare manga: fosse stato per lui l’avrebbe inserito dappertutto, tanto che la sua presenza in Yamato era stata immaginata sin dalla prima serie del 1974. Matsumoto lo vedeva come una sorta di personaggio divino e insostituibile, e secondo la sua visione delle cose, nell’anime, la Yamato difficilmente sarebbe ritornata sulla Terra senza il suo intervento: nelle intenzioni di Matsumoto infatti, sarebbe stato Harlock a fermare Dessler nell’ultimo episodio della prima serie tv mentre la Yamato faceva rotta verso casa con il cosmo DNA.
Ad ogni modo, per la versione del videogioco, la produzione Bandai aveva deciso di dare carta bianca al maestro, e ora (buon per lui) gli erano state finalmente concesse di realizzare tutte le sue fantasticherie su Harlock.
Rifare quasi completamente la sceneggiatura del Nuovo Viaggio e di Forever sembrava per Matsumoto l’occasione giusta per prendersi una sorta di rivincita e dare "virtualmente una spallata" alle decisioni adottate dallo staff dell’Academy nell’ormai lontano 1979-80.
Nel secondo gioco Matsumoto decide di affidare il comando della Yamato al novello Harlock, mettendo così in ombra sia l’immagine del fratello più piccolo che quella di Yamanami che è collocato sin dall’inizio del gioco al comando dello Shunran, un’ammiraglia della classe Andromeda (la stessa cosa era capitata a Hijikata nella seconda serie tv) e approfittare dell’occasione per ripristinare il suo duo preferito: Harlock-Tochiro a cui alla fine va attribuito molto del merito di aver trovato il modo di distruggere la Dark Nebula  (davvero grottesco..)


Decisamente più condivisibile è la fortunata scelta di Matsumoto di dare due possibili finali alla trilogia e esorcizzare quella sorta di ecatombe di cadaveri che invece aveva funestato Yamato Forever: se si riesce a concludere degnamente il gioco, Sasha non rimarrà vittima del sire della Stella Nera, ma riuscirà a fuggire a bordo dello Yukikaze, una versione aggiornata da Miyatake del “Paladin” di Mamoru e costruita “guarda caso” da Tochiro. (in questo caso lo Yukikaze farebbe le veci di una appossimativa Arcadia).
La vita o la morte di Sasha a dire il vero, dipenderanno molto dall’abilità del giocatore, che se capace di manovrare a dovere lo Yukikaze riuscirà a portare la ragazza fuori dal pianeta meccanico.
Nemmeno il padre muore suicida come invece è destinato nel film, Mamoru infatti alla fine del terzo videogioco restituisce (e menomale..) il comando della Yamato al fratello e con Tochiro e Sasha parte con lo Yukikaze verso quel mare delle stelle tanto caro a Matsumoto che finalmente ha soddisfatto il desiderio di fare di Mamoru Kodai il tanto amato Capitan Harlock.
Salutando l’eroe favorito di Matsumoto; al quale auguriamo buon viaggio, torniamo ai veri protagonisti della saga, e diciamo che siamo contenti di sapere che almeno il personaggio della nostra eroina Yuki non sembra essere stato sminuito e che il suo ruolo nel videogame è rimasto molto fedele a quello del film.
Spostando ora la nostra attenzione sul tratto impresso ai protagonisti, davvero non si può che dare ragione a chi afferma che Keisuke Masunaga è davvero bravo, più di Toshihiro Kawamoto, nel riprodurre lo stile classico di Matsumoto.
Il character design dei personaggi maschili adottati da Masunaga riproduce indelebilmente quello sproporzionato, tozzo e curvo dell’autore di cui Susumu, Ota e Shima, sono le principali vittime, soprattutto Susumu che perde (purtroppo) molto della sua caratteristica durezza (che riprenderà accentuata invece in Yamato la Rinascita) acquisendone una più mielata e infantile.


Se da un lato questa scelta di caratterizzazione ha snaturato parecchio quella maschile, bisogna invece riaffermare quanto beneficio essa abbia portato all’altra metà del cielo: Yuki, Sabera, Starsha e Sasha acquisiscono una bellezza e una femminilità maggiori se le si paragona a quelle delle precedenti produzioni televisive e cinematografiche (guardare per credere). Insomma, se per un verso la sceneggiatura del videogame ha perso molta della sua originalità trasportandola verso quella un po maniacale e ripetitiva del classico di Matsumoto, dall’altra non si può non ammirare lo sforzo e la passione di Masunaga e di Kazutaka Miyatake per il loro lavoro.












Gioco 2: Il Contrattacco della Stella Nera

La prima parte di Yamato Per Sempre, ribattezzato: il Contrattacco della nebulosa oscura è uscito nel Gennaio del 2005, e come per il suo predecessore, ne sono stati realizzati due versioni; quella deluxe, la più interessante, include un cd musicale che contiene tutta la musica del gioco, un art book elegantissimo di 64 pagine pubblicato per contenere al suo interno mecha design dei giochi della PS2 e 2 libri separati dalla confezione, uno con le istruzioni per il gioco e una guida completa con mappe, fasi di gioco e illustrazioni. Ciò che sconsola chi si attendeva molti minuti di animazione è l’amara delusione di aver scoperto che nel disco ci sono solo sette minuti e mezzo di scene animate.













Gioco 3: Il Tracollo della Doppia Galassia


La saga di Yamato e soprattutto quello della Stella Nera sembra concludersi in questa terza e ultima uscita per PS2. Le forze di resistenza sulla Terra continuano a insidiare l'occupazione aliena e Kitano e Yoshinoma si uniscono a Yuki nel tentativo di disattivare la colossale bomba e il drammatico confronto con il tenente Alphon è inevitabile. Gli eventi finali del videogioco si ramificano però in due direzioni opposte rispetto a quella unica del film. Uno è essenzialmente lo stesso del film, ma se possibile, ancora più drammatico, poiché sarà Mamoru e non Susumu a premere il grilletto del cannone ad onde moventi che distruggerà il nucleo del pianeta condannando la figlia alla morte, egli poi deciderà di lasciare la Yamato e di partire con Tochiro a bordo dello Yukikaze. Il secondo, la vera sorpresa è che Sasha ne esce viva! È lo Yukikaze la chiave che farà la differenza, tutto dipenderà dall’uso che ne farà il giocatore. 
La presenza dello Yukikaze fornisce un'alternativa, usandolo infatti come un catalizzatore, Sanada e Tochiro inietteranno un virus informatico nel pianeta centrale che disabilita gli scudi, questo vantaggio inaspettato permetterà a Sasha di sopravvivere.
Nel lieto fine,(decisamente più apprezzato) Sasha segue il padre e Tochiro a bordo dello Yukikaze.
Curiosamente per l’ultimo videogame non è stata prodotta nessuna versione deluxe, ma una versione singola, ma ben più generosa del precedente per quel che concerne le scene di animazioni inedite (ben 27 minuti).










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